SPEDIZIONE GRATUITA IN ITALIA PER ORDINI SUPERIORI A 59€!
SPEDIZIONE GRATUITA IN ITALIA PER ORDINI SUPERIORI A 59€!
Home » Il Blog degli Amanti della Pasticceria » Zeppole di Carnevale
Dopo le castagnole – l’avevamo annunciato – parliamo di zeppole, altra preparazione fritta, altra specialità tipica del Carnevale. La loro origine è confusa e incerta, così come i motivi per cui col tempo questi dolcetti sono stati abbinati al 19 marzo, giorno in cui la tradizione cattolica festeggia San Giuseppe. La loro bontà, invece, è una certezza.
Ci sono diverse ipotesi sulla nascita delle zeppole. Alcune di queste, tra l’altro, potrebbero forse legarsi meglio ai bignè di San Giuseppe, di cui parleremo più avanti. La prima teoria si rifà a una festa dell’Antica Roma, i liberalia, che si svolgeva il 17 marzo, in cui si era soliti bere vino in abbondanza e consumare delle frittelle di frumento, fritte nello strutto. Con l’avvento del Cristianesimo, aboliti i riti pagani, la festa sarebbe stata mutata in una celebrazione per San Giuseppe. Un’altra ipotesi lega invece le zeppole ai cosiddetti riti di purificazione agraria, celebrati il 19 marzo in diverse regioni d’Italia, che salutavano la fine dell’inverno e davano il benvenuto alla primavera. Durante questi riti si ballava intorno a dei falò e si consumavano frittelle ricoperte di miele. Esiste anche una leggenda secondo cui quando Giuseppe, con Maria e il piccolo Gesù, fu costretto a fuggire in Egitto, si sarebbe improvvisato venditore ambulante di frittelle e avrebbe così inventato le zeppole…
Molto più realistica, e accreditata, l’ipotesi di un’origine monastica, contesa da diversi monasteri napoletani. Anche se non le avessero inventate, è probabile che siano state le monache a dare alle zeppole la caratteristica e moderna forma a serpente attorcigliato.
Anche le speculazioni sull’origine del nome “zeppola” sono parecchie. Secondo alcuni esso deriva, per via della sua forma attorcigliata, dal latino serpula, che significa “serpe”. Secondo altri il significato proviene invece da cippus, sempre latino, poi diventato “zeppa”, e riferito al piccolo pezzetto di legno che si usa mettere sotto un mobile quando è un po’ traballante – e si potrebbe collegare idealmente alla figura di Giuseppe, che era falegname -. Secondo altri ancora la forma di questa frittella somiglia alla cymbala, un’imbarcazione, e da cymbala si è poi arrivati a zeppola. C’è anche chi si rifà al verbo latino saepio, che significa “cingere” che veniva genericamente usato per tutti quegli oggetti che avevano una forma tonda. Infine – forse la versione più folkloristica – la zeppola porterebbe il nome del suo inventore, un certo ‘zi Paolo, famoso friggitore napoletano.
La prima ricetta scritta delle zeppole si trova nel Trattato di cucina teorico-pratico, pubblicato nel 1837, del cuoco e letterato Ippolito Cavalcanti che, in napoletano, ne descrive procedimento e ingredienti. Le zeppole, però, l’abbiamo visto, esistevano già da tempo. Probabilmente dal testo di Cavalcanti prese poi spunto Pasquale Pintauro – lo stesso che inventò la sfogliatella – apportando alle zeppole alcune modifiche e realizzando una ricetta molto simile a quella moderna.
Esistono diverse varianti delle zeppole in tutta Italia. Tra queste non mancano quelle a forno. Talvolta di varianti si tratta, talvolta, semplicemente, di ricette che sono simili tra loro ma hanno origini diverse, come nel caso dei bignè di San Giuseppe, una specialità tipicamente romana. Anche se la pasta delle due preparazioni si somiglia, quella romana è meno spessa. I bignè di San Giuseppe hanno inoltre forma tonda, e non attorcigliata come le zeppole, e non presentano crema al centro, ma solo all’interno, né amarena in superficie come i dolcetti napoletani. Entrambi, però, vantano riferimenti letterari: Goethe, nel 1787, descrisse la figura dello zeppolaro di strada napoletano mentre a Roma, qualche secolo dopo, lo scrittore e attore Checco Durante dedicò una preghiera in versi a San Giuseppe “frittellaro”. Va bene, forse tra i due autori il primo è un pochino più illustre, ma nella gara di frittelle non c’è vincitore, è una questione di gusti, e ce n’è per tutti!
Condividi questo post!