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Home » Il Blog degli Amanti della Pasticceria » Banana bread: storia e curiosità
Ricetta semplice, casalinga, che può rappresentare un’idea per la colazione o la merenda dei più piccoli: oggi scopriamo qualcosa di più su una preparazione molto amata negli Stati Uniti, il banana bread.
Da alcune testimonianze scritte sembra che le banane, originarie del sud-est asiatico, siano state scoperte da Alessandro Magno quando, circa 300 anni prima di Cristo, conquistò alcuni territori indiani. Intorno alle seconda metà dell’Ottocento gli indiani d’America le utilizzavano per preparare dei pasti da consumare in viaggio: passavano al setaccio delle banane mature e poi facevano essiccare il composto al sole. Per certi aspetti si tratta di un vago antenato del banana bread.
In Occidente, per parecchio tempo, le banane sono state usate per preparare dolci ma più che altro per decorare, o comunque come ingrediente secondario: è solo agli inizi del ‘900 che compaiono le prime ricette che le vedono protagoniste, quelle dei budini alla banana.
Ad ogni modo abbiamo ripetutamente osservato come l’arte di mettere insieme pani dolci sia molto antica ed è quindi assai probabile che un dolce simile al banana bread sia stato preparato anche prima, e forse proprio in occidente: nei paesi del sud-est asiatico, infatti, è meno frequente la consuetudine di consumare pani.
Le prime ricette di banana bread così come lo intendiamo oggi fanno la loro comparsa intorno agli anni ’30. Sono due le teorie a proposito della larga diffusione di questo pane. La prima si lega alla Grande Depressione che seguì la crisi del ’29. Momento di estrema difficoltà economica per gli americani, tutto ciò che era commestibile diveniva caro, l’arte del riciclo si raffinò creando le condizioni ideali per questo dolce – abbiamo visto qualcosa di simile anche a proposito del crumble. Una versione romantica, dunque, che vede protagoniste delle casalinghe assennate e parsimoniose si accosta a un’altra, che lo è un po’ meno.
Gli anni ’30 infatti vedono la diffusione di massa del lievito chimico, che dette man forte all’ispirazione e fantasia, permettendo di inventare numerosi dolci. Molte ricette, fra cui quella del banana bread, furono propinate in maniera massiccia, anche tramite programmi televisivi a livello nazionale, per promuovere gli agenti lievitanti. In qualche maniera queste due teorie sono attendibili, e forse concorrono entrambe alla diffusione del pane alla banana.
Ad ogni modo, dagli anni Trenta in poi le varie versioni di questa preparazione si sono moltiplicate. Essa presenta in realtà pochi elementi base – banane, lievito – e un mucchio di varianti.
Il banana bread si prepara di solito con le banane molto mature, quelle con la buccia macchiata di marrone, quelle che di solito i più schizzinosi scartano insomma. Viene quindi proposto come la soluzione ideale per chi ha delle banane da smaltire, un modo per non buttare via nulla ma questa cosa può sembrare riduttiva: in realtà si tratta di una ricetta che è molto apprezzata, una delle più cliccate sui siti americani– tra l’altro sembra che le banane siano il frutto più consumato negli Stati Uniti – e si presenta bene anche senza essere abbinata all’idea di riciclo.
Per alcuni aspetti è un dolce, per altri è, o somiglia, a un pane. Dipende dalla ricetta, dal modo di prepararlo, e ce ne sono davvero tanti. Il banana bread è considerato un “pane veloce”, definizione che si riferisce a quei pani preparati con lievito artificiale, in maniera più o meno rapida, e non con il lievito madre. Punto di partenza, dunque, delle banana mature e poi spazio alla fantasia e al proprio gusto: qualcuno aggiunge un po’ di liquore per renderlo più umido – una giusta umidità è caratteristica principale di questo pane -, o delle noci pecan per dargli croccantezza ma sono solo due idee tra decine. Si può ricoprire con una glassa, realizzarne una versione al cacao e c’è chi addirittura lo prepara in versione salata.
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