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Home » Il Blog degli Amanti della Pasticceria » Storia del gelato
Fa caldo, caldissimo, e un importante punto di riferimento è rappresentato – soprattutto per chi resta in città – dalla nostra pasticceria di fiducia: compreremo gelato, gelato e ancora gelato. E a proposito di gelato tre volte, questo mese ci dedicheremo solo a lui, protagonista indiscusso dell’estate. Iniziamo nel modo più ovvio: le origini.
Le origini del gelato sembrano proprio lontanissime, e in questi casi non è molto facile delinearle con certezza. Del resto abbiamo già considerato diverse volte come cibi simili fossero preparati in luoghi diversi e lontani tra loro. Niente ansia da precisione: godiamoci informazioni probabili con la stessa leggerezza con cui stiamo gustando il nostro gelato.
Riferimenti a preparazioni simili ai moderni sorbetti sono frequenti nell’antichità. Negli scavi dell’antica Troia sono state trovate delle fosse che sembra fossero destinate a contenere la neve. Secondo alcuni studiosi piatti che prevedevano neve o ghiaccio si gustavano anche in Medio Oriente, soprattutto in Cina, e si sarebbero diffusi poi in Grecia e Turchia a seguito delle invasioni mongoliche. Sembra che Alessandro Magno amasse consumare della neve unita a miele e frutta, così come il re d’Israele Salomone.
Anche presso i Romani si mangiava qualcosa di simile, le cosiddette nivatae potiones, che la tradizione vuole inventate da Fabio Massimo il Temporeggiatore. Pare inoltre che Cleopatra abbia offerto un sorbetto ad Antonio. Insomma: gli esempi si moltiplicano e tutti testimoniano e confermano che l’abitudine di mischiare ingredienti vari alla neve è antica, e molto gradita.
I veri e propri antenati dei gelati, che somigliano – se non sono proprio identici – agli odierni sorbetti o alle granite pare si diffusero in Sicilia, durante la dominazione degli Arabi. La neve dell’Etna veniva unita a sciroppi vari e succhi di frutta e conservata poi in recipienti circondati di neve o ghiaccio. Lo stesso termine “sorbetto”, con buona probabilità, deriva dall’arabo.
In età medievale, in Oriente, vengono raffinate le tecniche per conservare preparazioni di questo tipo: i crociati ne portano poi in Europa le ricette. A un certo punto, però, sempre durante il Medioevo, i sorbetti furono banditi perché ritenuti peccaminosi. Chiusa questa bigotta parentesi, già dal ‘300 ricominciano a farsi strada ed è soprattutto durante il Rinascimento che iniziano a prendere la rincorsa, in concomitanza con l’arrivo, dal Nuovo Continente, di frutti e spezie, così come del caffè e del cacao. È a Firenze che il gelato assume un’identità sempre più definita: inizia ad avere la consistenza che conosciamo, ottenuta facendo roteare lavorando la preparazione in delle rudimentali sorbettiere inserite in mastelli di legno contenenti ghiaccio e sale. Viene poi versato in stampi di forme disparate. La corte di Caterina de’Medici è caratterizzata da bravi maestri sorbettieri tra cui l’architetto Bernardo Buontalenti: a lui si deve una ricetta che comprendeva latte e albume d’uovo, dunque sempre più vicina alla nostra.
Menzione speciale anche al siciliano Francesco Procopio dei Coltelli che, munito di una sorbettiera ereditata dal nonno – che l’aveva anche inventata – partì alla volta di Parigi dove aprì nel 1660 un caffè-gelateria. Si affermò nell’arte di sorbetti e affini sino a ottenere un notevolissimo successo e la stima e gli elogi dello stesso Re Sole.
Sono gli italiani dunque che portano avanti e perfezionano quest’arte, conquistando pian piano l’Europa. Tra questi ricordiamo Alessandro Tortoni, anche lui trasferito a Parigi, mentre il genovese Giovanni Bosio porta il gelato oltreoceano, aprendo la prima gelateria a New York, nel 1770.
Ed è proprio un’americana, Nancy Johnson, a inventare la prima macchina per gelato a manovella, che va a sostituire il faticoso lavoro di spatola. Nella seconda metà dell’800 numerosi veneti diffondono la vendita dei gelati in Austria e Germania.
Il ‘900 è caratterizzato da una tutta una serie di perfezionamenti e invenzioni legate al gelato: il cono di cialda, del bellunese Italo Marchioni, il gelato compreso tra due ostie di wafer rotonde, di Giovanni Torre di Bussana.
Inizia inoltre la vendita ambulante di gelati e si diffondono le prime gelatiere automatiche. Per un breve periodo il gelato artigianale sembra sparire a causa del successo schiacciante di quello industriale ma negli ultimi decenni si afferma di nuovo: oggi entrambi convivono – quasi – felicemente anche se il primo riscuote più successo del secondo. I motivi? Prossima puntata.
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