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Home » Il Blog degli Amanti della Pasticceria » Il maritozzo: una ricetta piena d’amore
Un panino dolce imbottito, morbido, e morbido il ripieno, per lo più di panna montata.
Pezzo forte della colazione romana, ma piacevolissimo in qualsiasi momento della giornata.
Fin qui niente di nuovo. Forse, però non tutti sanno che questo dolcetto è legato a tradizioni romantiche che lo rendono un regalino speciale nel giorno degli innamorati.
Le origini del maritozzo sembrano risalire agli antichi Romani, che preparavano dei pani arricchiti con miele e uvetta. Una storia che inizia come tante altre: pani e panini di questo tipo rappresentano un po’ le basi di tantissime ricette moderne.
Questi pani, antenati del goloso dolcetto, per parecchio tempo vennero preparati di dimensioni più grandi rispetto a quelle odierne. Si trattava di una specie di pagnotta che le donne sistemavano nelle borse dei mariti che andavano a lavorare nei campi. Una tenera immagine di cura, e attenzione, già un gesto che parlava d’amore. Una merenda, una coccola che potesse colmare distanze e fame.
Nel periodo medievale, più piccolo, più scuro e arricchito con pinoli, canditi e uvetta, il maritozzo rappresentava l’unica concessione durante il periodo di Quaresima, tanto che scherzosamente si parlava del “santo maritozzo”.
Un po’ come andò per Toni e la storia del panettone, esistono delle narrazioni che vorrebbero spiegare il nome del maritozzo. E non è neanche detto che non nascondano un fondo di verità.
La prima, ed eccoci arrivati alla festa più romantica dell’anno, la festa degli innamorati, afferma che in passato fosse tradizione portare questa piccola preparazione alla propria amata il primo venerdì di marzo, che era un po’ il San Valentino del passato. Qualche volta i dolci avevano in superficie delle decorazioni di zucchero a forma di cuore. Alle più fortunate capitava anche di trovare al suo interno un anello. Sorpresa, gioia, promesse di matrimonio e gli amici a prendere in giro. Da qui il nome del dolce. Perché, e forse non ci abbiamo mai fatto caso, il termine maritozzo è un vezzeggiativo di marito.
Questa storia, del maritozzo che contiene un prezioso, si colloca oggi tra l’abitudine, diffusissima, di regalare un dolce a San Valentino e quella, tra marzo e aprile, dell’uovo di Pasqua, del regalo in un dolce involucro o, come diremmo oggi, un packaging commestibile.
Altra versione – romantica forse solo in passato – vede le ragazze in cerca di marito preparare maritozzi per i giovani del paese, che avrebbero premiato i migliori scegliendo come moglie chi li aveva preparati. Un’altra ancora, vede un unico, ambito uomo – o maritozzo -, il più bello del paese, e tutti i panini dolci a lui, e una sola la scelta.
Conosciuto soprattutto come dolce laziale, il maritozzo è diffuso anche nelle Marche, in Puglia e in Sicilia.
La versione comunemente nota è quella che lo vede tagliato in due e riempito di panna, o crema, anche se in numerosi forni non si è persa l’abitudine di prepararli come dei piccoli panini ricoperti di zucchero e ripieni di uvetta. Un ingrediente, quest’ultimo, che i palati moderni, spesso, bistrattano, basti pensare al campo di battaglia che alcuni lasciano nel piatto dopo una fetta di panettone. Da denuncia.
Una bella idea, soprattutto se abbiamo l’abitudine, a casa, di preparare il pane, è quella di provare a realizzare noi stessi dei piccoli panini dolci aggiungendo zucchero, uova e ingredienti a nostro piacimento. Potremmo anche, senza rendercene conto, ricreare le atmosfere del passato.
Per le occasioni speciali, però, meglio la nostra pasticceria di fiducia. Panini trionfanti e traboccanti di panna.
A San Valentino regala un maritozzo. Se c’è un anello dentro, è meglio.
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