Storia della pasticceria italiana

Storia Della Pasticceria Italiana

Risalire alle origini della pasticceria italiana significa ripercorrere una più generica “storia della pasticceria”, che unisce tra loro più paesi, dell’Europa e del mondo.

Pasticceria e antichità

Si parte da preparazioni molto semplici, e lontane dal moderno concetto di dolce. Del resto la storia di ogni cosa, al mondo, è andata così: una ruota ieri, un’auto da corsa oggi.

Ritrovamenti riguardanti l’Antico Egitto sembrano dimostrare l’esistenza di dolci dalle forme svariate, spesso destinati alle divinità, così come pare che furono proprio gli Egiziani a comprendere come mettere in atto quella magica operazione che è la lievitazione. Le fonti storiche, in ogni caso, sono davvero poche per dare certezze, e quasi fino all’anno Mille ci si muove sul filo delle ipotesi.

Dolci di vario tipo, legati e addolciti dal miele, e arricchiti da frutta secca, vino, formaggi morbidi, caratterizzavano le tavole di Greci e Romani, e talvolta i loro poeti ne fanno cenno. I vari ingredienti venivano messi insieme in combinazioni che forse oggi ci farebbero storcere il naso. Tra l’altro presso i Romani poteva capitare di consumare queste preparazioni a inizio, metà e fine banchetto, sequenza a noi incomprensibile, uno strano mescolare che faremmo solo in quelle fasi tipo “il mio amore mi ha lasciato” o quando “domani inizio la dieta, oggi è delirio”. 

Pasticceria e Medioevo

L’età medievale: quando il Cristianesimo fu esasperato e ridotto a restrizioni. Digiuni e penitenze facevano da padroni. Paradossalmente, le preparazioni dolci si facevano solo nei conventi, ma i loro nomi erano già un’espiazione: roba come sospiri, o supplicazioni. Molti di questi, con varie modifiche, sono arrivati fino a oggi. Sempre legate all’ambiente monastico, dal 1200, le prime fonti scritte, che talvolta rappresentano delle vere e proprie ricette.

Fondamentali, nel periodo medievale, i contatti con gli Arabi. Che diedero i numeri – letteralmente – ma anche le spezie.   Cannella, zafferano, chiodi di garofano iniziarono a essere utilizzati dai cuochi aristocratici del tempo, così come lo zucchero di canna, non considerato però ancora cuore della pasticceria, e molto caro.

Oltre all’uso delle spezie dobbiamo agli Arabi, abilissimi pasticcieri, l’invenzione del sorbetto e l’aggiunta, a quelle che erano le nostre non ancora radicate tradizioni, dell’arte degli infusi e della lavorazione della pasta di mandorle.

Pasticceria tra ‘500 e ‘600

Alle tavole dei nobili rinascimentali la produzione di dolciumi si moltiplica.  Le ricette cominciano a somigliare a quelle di oggi – ad esempio, alla corte di Ludovico il Moro pare sia stato inventato il panettone – e nascono ricettari specifici, dedicati proprio alla pasticceria.

Nel frattempo il signor Cristoforo Colombo apre le porte a un mondo sconosciuto e a meraviglie che non si diffondono subito ma che sono destinate a cambiare la storia dei dolci: il cacao, seme prezioso che avrebbe fatto la felicità di intere generazioni future, e la barbabietola da zucchero, grande amica di tutte le interrogazioni di geografia del ‘900.

La fine del ‘600 vede le prime torte farcite, molto simili alle nostre.

Pasticceria dal ‘700 fino a oggi

Mentre rapporti tra i vari paesi europei sono sempre più stretti, anche a causa di matrimoni tra potenti, le varie tradizioni pasticcere si mescolano e intrecciano tra loro.  

Lo zucchero estratto dalla barbabietola si diffonde nella classe borghese. Di lì a poco la rivoluzione industriale ne favorisce la diffusione di massa. È la svolta.  È la rivoluzione del mondo del dolce.

Il punto di arrivo lo conosciamo. La moderna concezione di pasticceria. Arte raffinata, golosissima e alla portata di tutti. Ramo fondamentale della gastronomia. L’Italia vanta un’innumerevole lista di specialità dolci.

Sì, c’è anche tutta una serie di biscotti e dolciumi confezionati, ma quello è un argomento a parte. Buoni, per carità, ma se messi a confronto con la pasticceria artigianale è il caso di dire che… “non c’è storia”.

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